DSA e BES: strategie per l’inclusione

“Gli INSEGNANTI mi dicono che…”

…sono troppo frettoloso o lento;
…sono svogliato, distratto, non mi impegno abbastanza… ma sono intelligente;
…dimentico di portare a scuola il materiale necessario;
…mi muovo continuamente sulla sedia o pasticcio sempre con le mani;
…chiedo troppo spesso di andare in bagno o di uscire;
…spesso mi vedono stanco;
…sono incostante ed ho risultati scolastici altalenanti;
…non prendo mai appunti e non mi impegno a copiare ciò che è scritto alla lavagna;
…mi devono richiamare troppo spesso;
…non termino mai i compiti e cerco sempre delle scorciatoie o delle scuse…

 

“I miei GENITORI mi rimproverano che…”

…ho risultati scolastici troppo scarsi anche se sono intelligente, vivace e creativo;
…mi stanco troppo presto, perché non sono tenace…
…sono troppo confusionario: in camera mia regna il caos, il mio zaino è pieno di cose inutili mentre manca sempre qualcosa di indispensabile;
…confondo gli impegni di un giorno per quelli di un altro dimenticandone alcuni importanti, ecc…;
…non mi concentro abbastanza e mi lascio distrarre da tutto;
…mi arrendo troppo facilmente di fronte alla più piccola difficoltà e dovrei avere più fiducia in me;
…non ho mai voglia di fare i compiti….

“Ma NESSUNO ha capito che…”

…mi stanco molto facilmente quando devo leggere e scrivere, e quindi posso sembrare svogliato;
…non faccio apposta a dimenticare il materiale necessario per la scuola;
…cerco sempre di concentrarmi ma dopo poco mi sento molto stanco;
…cerco di organizzarmi ma quando devo leggere un testo spesso le lettere sembramo confuse;
…devo ragionare troppo su come si scrivono le parole;
…quando mi danno poco tempo per fare i compiti a casa o a scuola, non riesco mai a finire e vado in ansia;
…non prendo gli appunti a scuola perché non riesco ad ascoltare e scrivere contemporaneamente;
…a volte penso di non essere intelligente come gli altri e mi scoraggio quando mi accorgo che le cose semplici per i miei compagni per me sono difficili;
…se chiedo di uscire spesso dalla classe è perché in quel momento sono veramente stanco ed ho bisogno di “staccare la spina”;
…ho bisogno di avere un po’ di tempo per i miei svaghi e non solo per fare i compiti.

Questa è la storia di Diego, ragazzo dislessico di 16 anni…

Ma cosa sono i Bisogni Educativi Speciali?

La realtà scolastica, al giorno d’oggi, si trova a doversi confrontare sempre più spesso con la presenza di alunni con Bisogni Educativi Speciali, ossia alunni che, pur non essendo in possesso di una diagnosi medica o psicologica o di una certificazione, presentano comunque delle difficoltà tali da richiedere un intervento educativo e didattico personalizzato ed individualizzato.

La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 (“Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione”) e la successiva Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 hanno voluto estendere il campo degli interventi e della responsabilità della scuola rispetto all’individuazione di situazioni di svantaggio scolastico e all’inclusione di tutti gli allievi con bisogni educativi speciali (BES). Questo acronimo non si riferisce a una categoria clinica ma ad una categoria di bisogni riferiti ad alunni che per motivi transitori o permanenti, di natura fisica, biologica, fisiologica, psicologia o sociale, necessitano di un intervento adeguato e personalizzato da parte della scuola.

L’area dei Bisogni Educativi Speciali comprende tre categorie:

  • Quella della Disabilità (che fa riferimento alla legge 104/92 e porta all’elaborazione di un PEI);
  • Quella dei Disturbi Evolutivi Specifici:
    • Con diagnosi di DSA, si fa riferimento alla Legge 170/10 e DM 5669 12/7/2012 e porta all’elaborazione di un PDP. 
    • Con diagnosi di ADHD, Disturbi del Linguaggio, Disturbi della coordinazione motoria o non-verbali, la scuola può decidere in maniera autonoma se utilizzare, o meno, lo strumento del PDP e in caso di non utilizzo ne deve riportare le motivazioni;
  • Quella dello svantaggio socio-economico, linguistico e culturale; anche in questo caso la scuola può decidere in maniera autonoma se utilizzare, o meno, lo strumento del PDP e in caso di non utilizzo ne deve riportare le motivazioni.

 

Non si può parlare di “diagnosi BES” perché all’interno di questa categoria rientra un gruppo fortemente eterogeneo di persone, sia con diagnosi, sia senza. In sintesi si può affermare che a livello concettuale DSA e BES differiscono per essere rispettivamente una categoria diagnostica e una categoria “scolastica”.

Cosa sono invece i Disturbi Specifici dell’apprendimento?

D: Disturbo dello sviluppo, dovuto ad un’anomalia costituzionale (disfunzione neurobiologica congenita), non riconducibile a fattori esterni come svantaggio socio-culturale o bassa scolarizzazione.

S: le difficoltà interessano uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale (il QI deve essere infatti nella norma).

A: Risultano compromesse le abilità relative agli apprendimenti con manifestazioni di difficoltà eterogenee.

Tra i DSA rientrano:

  • DISLESSIA o disturbo specifico della lettura: caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e fluente e/o da scarse abilità nella scrittura e nella decodifica (correttezza e rapidità). Conseguenze secondarie possono includere difficoltà di comprensione e una ridotta pratica nella lettura che può impedire la crescita del vocabolario e della conoscenza generale. 

Un bambino o ragazzo dislessico può leggere e scrivere, ma non può farlo in maniera automatica come gli altri; leggere e scrivere gli costa molta più fatica e impegno, quindi si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro con i programmi. 

Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come: 

  • l’inversione di numeri (es. 21 – 12); 
  • la sostituzione di lettere ad esempio quando i grafemi sono simili dal punto di vista grafico (es. “f-t”; “m-n”; “c-e”); quando sono uguali ma con diverso orientamento (es. “d-q”; “p-b”; “a-e”; “u-n”; “b-d”); quando sono simili da un punto di vista percettivo-uditivo (es. “t-d”; ”s-z”; “f-v”; “c-g”; “l-r”; “p-b”; “m-n”);
  • Un altro aspetto riguarda la capacità di procedere metodicamente da sinistra a destra e dall’alto in basso con lo sguardo. Per la persona dislessica rimane un ostacolo che si protrae nel tempo e le conseguenze sono salti di riga, omissioni di parole, consonanti (“pato” invece che “prato”), vocali (“futo” invece che “fiuto”) e sillabe (“dino” invece che divano);
  • inversione di sillabe: il bambino inverte la posizione di una sillaba  che compone la parola (es. talovo invece di tavolo); 
  • aggiunte e ripetizioni di sillabe o grafemi della parola (es. campagnana); 
  • difficoltà nella lettura di parole poco comuni o a bassa frequenza d’uso;
  • difficoltà di riconoscimento dei gruppi consonantici complessi  (“gn”; “gh”; “gl”; “sc”);
  • tendenza a completare la parola in modo intuitivo e a procedere con parole inventate.

Si possono incontrare anche difficoltà nell’apprendimento delle tabelline, dei segni matematici e di alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana o i mesi dell’anno. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in abilità motorie fini (ad esempio allacciarsi le scarpe), nel calcolo, nella capacità di attenzione e di concentrazione. 

È importante ricordare che i diversi DSA si trovano frequentemente in associazione sia tra loro, sia con altri disturbi come ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), Disturbo dell’Apprendimento non Verbale, Disturbo della Coordinazione Motoria, Disturbo del Linguaggio. Tecnicamente questa compresenza viene definita Comorbidità. 

  • DISORTOGRAFIA: si riferisce a una difficoltà nel rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto, non imputabile a mancanza di esperienza o ad altri tipi di deficit di tipo motorio o sensoriale. In sostanza è una difficoltà a tradurre correttamente in simboli grafici i suoni che costituiscono le parole. Spesso capita che i ragazzi sanno come si scrive una parola, ma non riescono a scriverla correttamente in modo automatico. Gli errori più frequenti sono:
    •  confusione tra fonemi simili tra loro (es. “f-v”; “t-d”; “b-p”; “l-r”). Da questa difficoltà ad elaborare correttamente la somiglianza derivano le sostituzioni di grafemi durante la scrittura (es. “faso” per “vaso”, “marde” al posto di “marte”, “borto” per “porto”, ”colte” per “corte”); 
    • confusione tra grafemi simili nella forma (es. “p-b”, “d-b”, “p-q”); 
    • omissioni di alcune parti della parola (es. pote per ponte o camica per camicia); 
    • inversioni di grafemi (es. il per li; spicologia per psicologia);
    • Frequentemente viene tralasciata la doppia consonante (“cola” per “colla”).
  • DISGRAFIA: disturbo a carico della componente grafica della scrittura; è una condizione in cui la persona non riesce ad esprimersi nella scrittura in modo fluido, ordinato e preciso a causa di problematiche grafo-motorie. In altri termini, la calligrafia dei bambini disgrafici risulta difficilmente comprensibile e può emergere una significativa lentezza nella scrittura riconducibile ad una scarsa coordinazione motoria. Caratteristiche tipiche del disturbo sono: 
    • scrittura lenta, frammentata, oppure impulsiva, disorganizzata nello spazio, in gran parte illeggibile, non è sufficiente pertanto che non sia una grafia “bella a vedersi”, ma deve incidere negativamente sul soggetto in termini di adattamento nella vita di tutti i giorni;
    • lentezza ed affaticamento;
    • impugnatura scorretta e/o posizione del corpo inadeguata
    • utilizzo inadeguato dello spazio (es. non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura); 
    • pressione sul foglio inadeguata (spesso eccessiva); 
    • difficoltà nella riproduzione grafica di figure geometriche e nel disegno in generale
    • scarsa  armonia del gesto (la mano non scorre adeguatamente sul foglio, velocità eccessiva, estrema lentezza, movimenti “a scatti”, frequenti interruzioni).
  • DISCALCULIA o disturbo delle abilità aritmetiche: si riferisce a importanti difficoltà nell’area del numero. I ragazzi possono presentare differenti tipologie di difficoltà che possono confluire in due profili: il primo è caratterizzato da difficoltà nei meccanismi di quantificazione, comparazione, seriazione e calcolo mentale; mentre il secondo profilo si riferisce a difficoltà nelle procedure esecutive come lettura, scrittura e messa in colonna dei numeri e del calcolo. Gli errori più frequenti che caratterizzano il disturbo sono: 
    • errori di conteggio ed enumerazione (es. 1,2, 4, 5, 7…) non riescono a fare numerazioni progressive e/o regressive; 
    • errori di calcolo, non riescono a fare i calcoli in modo automatico; 
    • errori di “lessicazione” (incapacità di trascrivere i numeri in cifre: “Ventiseimilanove”= 2609); 
    • difficoltà di orientamento e sequenzialità spaziale: ad esempio spesso il numero 9 viene confuso con il 6, il 3 scritto al contrario, il 13 con il 31, ma anche il 3 con l’8, il numero 1 con il 7, etc;
    • A volte si associano difficoltà nel ragionamento e nella risoluzione di problemi matematici;
    • difficoltà nel ricordare i fatti aritmetici (es. tabelline) e delle procedure

Se la Direttiva Ministeriale non obbliga la scuola a formalizzare un PDP (Piano Didattico Personalizzato) in situazione di BES; in caso di certificazione DSA la scuola deve formalizzare gli interventi di personalizzazione della didattica attraverso un PDP. E’ un contratto tra famiglia, scuola e istituzioni socio-sanitarie, per organizzare un percorso mirato nel quale vengono soprattutto definiti gli strumenti compensativi e dispensativi che aiutano alla realizzazione del successo scolastico degli studenti con DSA. Per ciascuna materia devono infatti essere individuati gli strumenti dispensativi e compensativi più efficaci per consentire allo studente il raggiungimento degli obiettivi alla pari dei compagni.

  • strumenti compensativi: Strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano una prestazione. Vi possono rientrare:
    • la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;
    • l’uso del registratore che consente allo studente di non scrivere gli appunti della lezione;
    • programmi di video-scrittura e uso del correttore ortografico che permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione degli errori;
    • l’uso della calcolatrice che facilita le operazioni di calcolo; 
    • uso di tabelle, formulari, mappe concettuali;
    • Audiolibri e testi scolastici su CD-ROM;
    • Dizionari in lingua straniera computerizzati;
    • Strutturazione dei problemi per fasi;
    • Lettura da parte dell’insegnante dei compiti scritti o dei testi dei problemi.
  • strumenti dispensativi: Prevedono la non esecuzione di alcune prestazioni particolarmente difficoltose a causa del disturbo specifico. Vi possono rientrare:
    • l’esenzione dalla lettura ad alta voce, dalla scrittura veloce sotto dettatura, dall’uso del vocabolario cartaceo, dallo studio mnemonico (di date, formule, teorie…) e dalla scrittura in corsivo;
    • evitare le correzioni ortografiche nelle prove scritte;
    • le interrogazioni programmate e non più di una prova di verifica al giorno;
    • riduzione del numero dei compiti a casa e durante le verifiche o tempi più lunghi per le verifiche.

La Direttiva Ministeriale del 2012 prevede per i BES l’utilizzo di tutte le misure di intervento previste per i DSA ma è la scuola a decidere quali misure attuare e come formalizzarle.

Riepilogando: correlazione tra difficoltà e misure compensative e dispensative

lentezza ed errori nella lettura e difficoltà nella comprensione del testo
  • Esenzione dal leggere a voce alta
  • Utilizzo di audiolibri, dizionari informatici
  • Utilizzo di mappe concettuali e/o mentali
  • Utilizzo di software specifici dotati di sintesi vocale in grado di leggere anche le lingue straniere
  • Lettura delle consegne degli esercizi 
  • Riduzione del numero degli esercizi delle verifiche scritte senza modificare gli obiettivi 
  • Preferire prove orali a quelle scritte
eseguire nello stesso tempo due “procedimenti” come ascoltare e scrivere, ascoltare e seguire un testo scritto
  • Evitare di prendere appunti, ricopiare testi o espressioni matematiche
  • Fornire appunti su supporto digitale o cartaceo stampato preferibilmente con carattere Trebuchet (di dimensione 12-14 pt) 
  • Registrare le lezioni
  • Evitare di scrivere sotto dettatura 
ricordare i nomi dei tempi verbali e delle strutture grammaticali italiane e straniere, dei complementi
  • Permettere l’uso di schemi anche durante le verifiche e le interrogazioni 
  • Valorizzare l’utilizzo corretto delle forme grammaticali rispetto alle acquisizioni teoriche delle stesse 
  • Utilizzare domande a scelta multipla.
disortografia e/o disgrafia
  • Usare programmi di videoscrittura con correttore ortografico per l’italiano e le lingue straniere
Discalculia o nel memorizzare: tabelline, formule, procedure
  • Utilizzare tavola pitagorica, calcolatrice, tabelle e formulari, mappe procedurali, sia nelle verifiche che nelle interrogazioni
nell’espressione della lingua scritta
  • Strutturare la traccia del tema in modo chiaro e dettagliato cercando di elencare tutti i principali argomenti da trattare
nell’esposizione orale
  • Utilizzare mappe, schemi per aiutare a ricordare i termini difficili, seguire il filo del discorso, evitando lo studio mnemonico e nozionistico 
stanchezza e perdita di concentrazione
  • programmare le interrogazioni e i compiti 
  • evitare di fissare compiti e interrogazioni di più materie nello stesso giorno 
  • evitare le interrogazione e le verifiche nelle ultime ore 
  • ridurre i compiti per casa
nell’apprendimento nella lingua straniera
  • privilegiare la forma orale 
  • utilizzare, per lo scritto, prove a scelta multipla

Caratteristiche specifiche per le singole materie:

  • Geografia: la memorizzazione e il recupero di termini specifici come nomi di città, fiumi, laghi, monti assumono una grande importanza nello studio della materia e rappresentano un aspetto che mette in crisi gli studenti DSA così come la lettura della cartina: i nomi sono disposti in diagonale, la spaziatura tra le lettere non è regolare, la scrittura è molto piccola e i caratteri diversi. Per rendere stabile ed efficace un apprendimento è sempre utile partire dall’esperienza e dai vissuti dei ragazzi (ad esempio: rievocare i contenuti delle vacanze estive fatte, guardare foto o souvenirs; oppure i bambini appassionati di calcio spesso memorizzano località improbabili, città native dei calciatori, o nomi di squadre che possono fungere da supporto). Una volta esplorate le conoscenze bisogna aiutare i ragazzi nel passaggio dalla conoscenza esperenziale a quella astratta (ad es. con uno schema da arricchire con le informazioni del libro). Per le cartine geografiche: scegliere quelle con una buona grafica, nello studio tenere sempre a portata di mano la cartina da consultare, segnare con l’evidenziatore i nomi importanti, rileggere più volte i nomi, riportare i punti cardinali se si fa difficoltà a memorizzarli e selezionare i termini più importanti dagli altri (proporre la memorizzazione di pochi nomi per volta magari con mnemotecniche e associazioni)
  • Matematica e Geometria: è una disciplina che pochi studiano, si passano ore a svolgere gli esercizi senza guardare le pagine di teoria. Alcuni temi ostici per i DSA sono: 
    • lo studio delle definizioni: si potrebbe approcciare lo studio con un’analisi approfondita dei differenti termini favorendo il passaggio dalla definizione teorica alla pratica, analizzando quanto cambia il significato di ciò che diciamo se omettiamo o aggiungiamo una parola. Va inoltre ripetuto più volte il passaggio dalla definizione all’esempio e viceversa; in geometria invece si potrebbe passare per la memorizzazione delle definizioni dal canale visivo tramite realizzazione di disegni e il disegno dovrebbe essere accompagnato dalla definizione. Studiare la teoria prima di fare gli esercizi aiuta a comprendere il perché di alcune operazioni. (dovrebbe esserci comunque nel PDP una riduzione delle definizioni e delle formule da memorizzare, la dispensa totale toglie la possibilità di esercitarsi e migliorare)
    • acquisizione di nuove procedure: spesso ai ragazzi con DSA serve un po’ più di tempo per interiorizzare nuove procedure, bisognerebbe farli esercitare parecchio su semplici esercizi che richiedono l’applicazione di una regola collegando tali esercizi allo studio teorico, proponendo anche esempi che evidenziano i limiti della regola stessa; lo studio della matematica deve essere sempre accompagnato da una meta-riflessione sul perché si attiva una determinata procedura invece che un’altra, cercando di rendere ragionato un processo che rischia di diventare un automatismo.
    • memorizzazione di formule: la strategia non consiste nel dare un formulario che contenga tutte le regole ma nell’insegnare la logica sottostante ad ogni formula per consentire ai ragazzi di capire quale è il suo significato. Il formulario non deve essere solo fornito ma deve essere costruito dallo studente con l’aiuto di un insegnante. Per ogni argomento è importante che si annoti su un quaderno le principali formule, i nomi delle figure che non si riescono a ricordare e che confondono, definizioni, ed esempi che possono essere utili
  • Scienze e Tecnologia: anche in questo caso la memorizzazione di termini specifici è resa difficoltosa; se un ragazzo ha difficoltà nella memorizzazione, essa non avviene in modo spontaneo durante lo studio ma deve essere dedicato tempo e specifiche strategie; la memorizzazione può avvenire con la semplice ripetizione oppure facilitata da associazioni logiche o facilitatori fonologici. Quando le difficoltà sono molto importanti si potrebbe effettuare una selezione dei termini che devono essere memorizzati. La memoria visiva è un’ottima risorsa da mettere in campo e i termini specifici potrebbero essere riportati su un disegno usato durante la memorizzazione. Per lo studio delle ossa ad esempio se la memoria è di tipo linguistico le ossa verranno scritte su un foglio con la descrizione a lato, se si vuole sfruttare il canale propriocettivo il ragazzo ripeterà il nome indicando le ossa su se stesso. Se si vuole usare uno schema, esso è utile solo se costruito attivamente e se contiene solo le informazioni necessarie che proprio non si riescono a ricordare.
  • Storia: le principali difficoltà riguardano i nomi e le date che vengono storpiati e invertiti con estrema facilità. Una strategia che può essere usata è quella di riuscire a distinguerli compensando le date che non si ricordano con una collocazione temporale approssimativa oppure quella di partire da una data che si ricorda e usarla come riferimento temporale. Con i ragazzi DSA sono molto utili le sintesi riportate a fine capitolo da studiare non con l’obiettivo di memorizzare e date ma analizzare la successione temporale degli eventi. Usare anche tecniche di associazione (es. Odoacre, re dei Longobardi, può essere collegato a un odore acre, oppure per ricordarsi Attila, re degli Unni, basta guardare un breve filmato di Abatantuono nel film Attila flagello di Dio). Molte volte alla fine del capitolo si trovano però riassunti stringatissimi e complicati, con un elenco infinito di nomi, battaglie, trattati, così si rischia di ridurre lo studio della storia a una banale memorizzazione di eventi; bisogna fare delle scelte e concentrarsi su degli eventi a discapito di altri. Per evitare di diventare passivi con gli studenti con buone competenze grafiche potrebbe essere efficace chiedere loro di schematizzare i contenutio con un disegno, per chi ha buona memoria visiva si possono usare schemi riassuntivi e illustrazioni che ne facilitano la memorizzazione. 
  • Lingue straniere: per l’alunno con dislessia, l’apprendimento delle lingue straniere può essere, e di fatto spesso è, un problema particolare. La dislessia comporta difficoltà sia nella lettura che nella memorizzazione delle parole che “non si leggono come si scrivono”. Tratto comune a molte lingue straniere è proprio il fatto che non vi è una corrispondenza diretta tra le parole scritte ed i suoni da pronunciare. Non solo: in molti casi, le parole scritte possono sembrare simili tra loro. Queste difficoltà implicano da parte degli insegnanti uno sforzo in più per proporre la disciplina in modo molto graduale e ponendo molta attenzione agli esercizi di uso della Lingua, più che di grammatica e sintassi. Esistono alcuni adattamenti che possono essere usati per apportare benefici come ad esempio quando si insegnano nuovi suoni o simboli bisognerebbe presentarne solo uno o due per volta. Qui l’insegnante deve enfatizzare il modo in cui muove la bocca per produrre una pronuncia chiara. È importante inoltre che, appena l’insegnante produce la parola, lo studente in contemporanea, la ripete. La ripetizione chiarisce allo studente la differenza tra la lingua madre e quella straniera nella pronuncia dello stesso pattern di lettere. Si possono anche usare diversi canali d’apprendimento in simultanea (lettura, scrittura, ascolto, parlato) per spiegare uno stesso concetto linguistico; prevedere delle attività pratiche di lavoro tra pari per rinforzare i concetti; analizzare le singole parole (come si legge la parola ALIVE? Come leggi A? Come leggi LIV? Quindi, LIVE? Oppure MONDAY, TUESDAY -> MON-MOON, TUES-TIWES (MARTE)); usare un codice colorato per il genere, corrispondenza nome/verbo e per le altre regole nella lingua straniera in modo da sottolineare concetti linguistici. È molto importante valutare il contenuto e non la forma, dividere il brano da leggere in sequenze, evidenziare le parole chiave, leggere ad alta voce al suo posto, evitare di far scrivere testi troppo lunghi, usare mappe concettuali per ridurre il materiale di studio e facilitare la memorizzazione, il ripasso e un’esposizione fluente, offrire tabelle riassuntive da consultare durante i compiti. Per la lettura, gli alunni e gli studenti con DSA possono usufruire di audio-libri e di sintesi vocale con i programmi associati. Per la scrittura, è possibile l’impiego di strumenti compensativi come il computer con correttore automatico e con dizionario digitale meglio se illustrato.

La parola vincente è flessibilità!

In generale è molto importante:

  • incoraggiare l’apprendimento collaborativo (“Imparare non è solo un processo individuale: la dimensione comunitaria dell’apprendimento svolge un ruolo significativo”) favorendo le attività in piccolo gruppo e il tutoraggio
  • promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere “al fine di imparare ad apprendere”
  • privilegiare l’apprendimento esperienziale e laboratoriale per favorire il dialogo e la riflessione su quello che si fa”
  • sollecitare le conoscenze precedenti per introdurre nuovi argomenti e
  • sviluppare processi di autovalutazione e autocontrollo delle proprie strategie di apprendimento
  • individuare mediatori didattici che facilitano l’apprendimento (immagini, schemi, mappe).

Tecniche di memorizzazione:

Le mnemotecniche sono startegie per migliorare la propria memoria utilizzando indici di richiamo più facili da ricordare:

  • Rime (due-bue, tre-frappè, quattro-gatto)
  • Acronimi: prendendo le prime lettere di qualcosa ad esempio se si vuole ricordare i nomi delle Alpi si può provare a usare la filastrocca “Ma-Con-Gran-Pena-Le-Re-ca-no-Giù” (Marittime-Cozie-Graie-Pennine-Lepontine-Retiche-Carniche-Noriche-Giulie). 
  • Acrostici: costruire una frase, filastrocca o storiella così che le prime lettere di ogni parola che la compongono siano un suggerimento per quello che si vuole ricordare (Come Quando Fuori Piove – Cuori Quadri Fiori Picche)

Esistono poi metodi visivi: si possono usare i colori per dividere le informazioni in categorie. Ad esempio per storia, usare colori diversi per date o personaggi importanti. O si possono attaccare post-it in un punto in cui si passa spesso, come sulla porta della camera o sul frigorifero, leggerlo ogni volta che si passa di fronte. Evidenziare le parti più importanti, cercare parole chiavi importanti, evidenziarle, memorizzarle per prime e poi passare al resto del testo

  • Storia: una lista di parole viene ricordata creando una storia facilmente recuperabile
  • Tecnica dei Loci: avendo in mente una sequenza ordinata di luoghi familiari collegare ogni luogo a una specifica informazione da ricordare (prima parola-primo luogo)

Alcuni Software gratuiti

  • Mind Maple: è un software gratuito che consente di creare mappe concettuali.
  • XMind: è un software gratuito che consente di creare mappe concettuali.

Alcuni Siti utili